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La Spezia, 12 aprile 2024 – “Una straordinaria mostra che ci porterà sulle orme dei percorsi tracciati dai viaggiatori tra Settecento e Ottocento alla scoperta del Bel Paese tra Venezia, Firenze, Roma e Napoli e, in periodo successivo, il Golfo della Spezia– dichiara il Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini - Un’esposizione di altissimo livello che vanta capolavori eccezionali e prestigiosi prestiti provenienti da tutta Italia e che saprà affascinare e richiamare un pubblico internazionale che potrà immergersi nell’esperienza formativa ed d’istruzione di questi primi visitatori, provenienti dalle case aristocratiche di tutta Europa, alla ricerca del buon vivere italiano.”

L’arte di viaggiare. L’Italia e il Grand Tour , a cura di Andrea Marmori con il contributo di Barbara Viale, è l’evento museale dell’anno della Città della Spezia, una mostra che intende porre l’attenzione sul gran viaggio di formazione e istruzione che tra Sette e Ottocento prevedeva il raggiungimento dei luoghi carichi di memoria, dove trovare confronto con il passato e ristoro per anima e corpo. L’Italia era il paese della memoria e il gran giardino dei Europa, e anche il golfo e la sua Città diventano meta, pur tardiva, di questi colti pellegrinaggi, una vera attrazione naturale in quanto, come afferma John Ruskin nel 1845 quando qui giunge al chiaro di luna, nessun altro luogo è «destinato all'acquarello» quanto questo. La mostra è pertanto un’ulteriore occasione di valorizzazione della collezione Lia, posta in dialogo con straordinarie opere in prestito provenienti da tutta Italia, fra gli altri, dalla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini di Roma, dai Musei Civici di Padova, dal Museo di Roma e dalla Collezione d’Arte della Fondazione Cariplo. La mostra sarà inaugurata il 15 giugno e rimarrà esposta al pubblico fino al 27 ottobre 2024.

La mostra comprenderà quasi cinquanta opere e coinvolgerà tutto lo spazio museale prendendo avvio da un nucleo di opere collegate direttamente o di riflesso al Grand Tour conservate al Museo Lia. La sezione dei dipinti settecenteschi si compone difatti di importanti episodi figurativi che illustrano massimamente due delle soste irrinunciabili per i viaggiatori del XVIII secolo, Roma e Venezia, modelle infaticabili offerte allo sguardo stupefatto del visitatore erudito. Cartoline di gran lusso, ricordi effettivi dei viaggi compiuti, le tele, come è noto, ritraggono tanto veritieri scorci di paesaggio, evidenziando l’archeologia a Roma e l’acqua e la luce a Venezia, quanto improbabili panorami dove vengono concentrati monumenti fra loro distanti ma riuniti per la delizia del committente: paesaggi e capricci.

Questo primo nucleo di opere viene integrato con altre opere sempre conservate al Museo, quali la grande tela di Thomas Lawrence ritraente al contrario il “viaggiatore”, alcuni oggetti realizzati fra Sette e Ottocento come repliche di manufatti archeologici o gotici per rifornire il mercato di ricchi turisti stranieri, a volte con l’inganno. Venezia, Roma, Firenze e Napoli erano tappe irrinunciabili da raggiungere nel corso del viaggio di istruzione, la cui durata poteva anche essere annosa, e i monumenti qui osservati divenivano, per via della loro figurazione, testimoni muti ma eloquenti delle esperienze trascorse.

Accanto a questa sezione principale, trova luogo un percorso che illustra la scoperta e l’interesse turistico del Golfo della Spezia e della Riviera con il suo immediato entroterra. Proprio l’acquerello di Turner e Girtin compreso nelle collezioni del Museo, ritraente un tratto di riviera spezzina, diviene anello utile a introdurre questa sezione poste in dialogo con un altro cospicuo nucleo materiale di altre Collezioni civiche. In particolare, la raccolta di dipinti di Agostino Fossati esposta nella contigua Palazzina delle Arti costituisce un capitolo di particolare pregio utile a illustrare il territorio e la Città.

Una terza sezione, in dialogo con il percorso dedicato all’esposizione dei dipinti, riguarda gli aspetti materiali del viaggio, a iniziare dal corredo del viaggiatore. A tal proposito, risultano interessanti i numerosi cofanetti portaoggetti, identificabili quali parte dei nécessaires de voyage che ogni turista d’eccezione recava con sé, conservati presso il Museo del Sigillo e databili ai secoli XVIII – XIX e oltre. Costituite da pregiate scatole in legno, le custodie erano destinate a contenere i corredi più diversi: oltre alla matrice sigillare e agli accessori necessari alla preparazione della ceralacca, integravano al loro interno strumenti utili alle funzioni più disperate, quali set da disegno e da scrittura, da cucito, da toeletta, conservati in vani appositamente e accuratamente ricavati.

La lezione dell’antico diventa moda investendo ogni ambito del quotidiano, dove dall’architettura all’arredo e alle arti applicate vengono rielaborati instancabilmente i motivi ornamentali classici, influenzando anche la produzione dei sigilli che si rifanno a quei materiali e a quelle fogge tornati in auge in seguito agli scavi archeologici. Nei sigilli dell’epoca, esposti presso il Museo del Sigillo, è riscontrabile una predilezione per ciondoli portatipario e anelli sigillari che per forma e materiali richiamano l’arte classica; manufatti realizzati intagliando pietre dure quali corniola, calcedonio, sardonica, cristallo di rocca oltre che reimpiegando le gemme antiche di scavo che attraverso la diffusa pratica della rilavorazione, venivano trasformate in matrici sigillari e incastonate preferibilmente in anelli e ciondoli.

Infine, una nota interessante conseguente alla riscoperta dell’antico è rappresentata dall’evoluzione dell’approccio scientifico alle scoperte archeologiche che portò alla formazione di un enorme patrimonio documentario.

Dalla metà dell’Ottocento a Pompei divenne sistematica la presenza, a fianco degli archeologi, di disegnatori al servizio della Direzione degli Scavi a cui era affidata la documentazione degli apparati decorativi riscoperti. Il sito era poi meta costante di architetti e artisti in formazione nonché di numerosi pittori di vedute; tra questi Vincenzo Loria (1849 - 1939) che realizzò il cospicuo nucleo di acquerelli a tema pompeiano, di proprietà dei Musei Civici della Spezia. Loria fu anche autore di una serie di tavole commissionategli dall’esperto di archeologia pompeiana Antoni Niccolini per illustrare la monumentale opera Le case e i monumenti di Pompei, edita a Napoli nel 1887 e poi diffusa nelle principali biblioteche, musei, facoltà universitarie e case reali dell’epoca. Inoltre, su incarico del Ministero della Pubblica Istruzione Antonio Scialoja, Loria produsse illustrazioni didattiche sull’arte pompeiana da distribuire presso licei e facoltà universitarie italiane.

Info Museo Civico “Amedeo Lia”:

via del Prione, 234

Tel. 0187727220

e-mail museolia.reception@comune.sp.it

FB/IG @museoamedeolia

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Ultimo aggiornamento: 17-04-2024, 14:11